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Una ricerca di HelloFresh rivela il crescente interesse degli italiani per la “mindfulness” e il “mindful eating”

Il rapporto che lega il tema del benessere e della salute mentale al tema dell’alimentazione consapevole, la cosiddetta “mindful eating”, incuriosisce sempre di più gli italiani. Nella frenesia della società odierna, riuscire a focalizzarsi sui propri sensi mentre si acquistano ingredienti, si cucinano e si gustano, ha infatti degli effetti positivi sull’umore. Ben il 56% degli italiani associa i momenti dei pasti alla felicità, il 40% alla vicinanza con i propri cari e ad altri sentimenti come la sicurezza data dalla propria routine e la nostalgia per sapori legati alla propria infanzia.

Inoltre, quasi 8 italiani su 10 ritengono che gli alimenti che hanno effetti positivi concreti sul corpo possono contribuire a sentirsi più energici (78%); gli aspetti presi maggiormente in considerazione, quando si tratta di cibi che fanno stare bene, sono la freschezza (70%), la qualita? (65%) e la stagionalita? (64%) .

Per verificare l’aumento di interesse nei confronti delle tematiche legate all’alimentazione consapevole e al rapporto tra cibo ed emozioni, HelloFresh, servizio di box ricette a domicilio, insieme alla nutrizionista Silvia Bettocchi, ha commissionato una ricerca per indagare i trend online legati all’applicazione della mindfulness in cucina (in termini di felicità e benessere psicofisico) e individuare gli ingredienti associati al benessere più ricercati in Italia.

“Il mindful eating o alimentazione consapevole, promuove un nuovo approccio focalizzato sulla qualità dell’esperienza a tavola. Prevede, infatti, una maggiore attenzione non solo a cosa si mangia, ma anche a come si mangia. La pratica della preparazione dei pasti, dalla selezione degli ingredienti alla cottura e all’impiattamento, diventa così un’opportunità per coltivare la consapevolezza e dedicarsi del tempo ogni giorno. Questo momento di “pausa” dalla concitata routine quotidiana consente di connetterci con noi stessi e con il cibo in un modo più profondo, nutrendo la nostra mente oltre che il nostro corpo” afferma Silvia Bettocchi, Biologa Nutrizionista presso Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.

Alimentazione e felicità: la top 5 delle ricerche più popolari online in Italia Negli ultimi anni la consapevolezza della correlazione tra emozioni e cibo in Italia è cresciuta significativamente come dimostra l’aumento dei volumi delle ricerche online, con i temi della “mindfulness” e del “mindful eating” che registrano rispettivamente 36.000 e 2.630 ricerche medie mensili da gennaio 2021.

In particolare, HelloFresh ha identificato la top 5 dei temi di maggiore interesse che legano alimentazione e felicità: sul podio al primo posto nelle ricerche su Google l’associazione “alimenti e serotonina” (66%). Nota come “ormone della felicità”, la serotonina viene infatti prodotta anche sulla base degli alimenti che si assumono nel corso della giornata e una dieta variegata può contribuire ad una buona salute mentale e fisica. Al secondo posto si posizionano le ricerche online legate al tema “alimentazione consapevole” (22%), a dimostrazione della crescente sensibilità degli italiani per questa strategia alimentare; mentre al terzo posto con volumi di crescita più ridotti si posiziona il tema delle “diete antistress” (6%), seguito da “cibi per il buon umore” (4%) e “cosa mangiare per essere felici” (2%).

Alimentazione e benessere psicofisico: un argomento sempre più ricercato dagli italiani Le ricerche online di tendenza testimoniano inoltre che, oltre all’associazione tra cibo ed emozioni, gli italiani si interessano sempre di più anche all’alimentazione in relazione al benessere psicofisico. Nel 2024 si sono registrati volumi di crescita significativi per le parole chiave “cibi per abbassare la pressione” (2.000 ricerche al mese), il legame tra salute fisica e psicologica con la keyword “mente e corpo” e “cibi per la mente”.

La top 10 delle proprietà benefiche degli alimenti più googlate in Italia La scelta degli ingredienti ha un impatto significativo sulla propria salute fisica e mentale: per 8 italiani su 10 (82%) la frutta e la verdura di stagione hanno effetti positivi sul voler mangiare in modo più salutare . Questa attenzione al benessere psicofisico è anche comprovata dalla costante crescita delle ricerche online relative alle proprietà benefiche degli alimenti.

Nella top 10 italiana delle proprietà benefiche degli ingredienti più ricercati online, nel podio si posizionano le ricerche per l’aglio (la keyword “aglio fa bene” ha registrato un aumento del 69% del volume delle ricerche online rispetto al 2021), seguito dalle mandorle in seconda posizione e dal miele in terza posizione.

Continuano la classifica l’avocado in quarta posizione, un frutto che ha raggiunto molta popolarità negli ultimi anni, e i mirtilli in quinta posizione, con un aumento del volume delle ricerche della keyword “mirtilli fanno bene” del 129% dal 2021.

Completano la top 10 delle ricerche delle qualità nutrizionali che fanno bene al proprio corpo il peperoncino in sesta posizione, seguito dalla cipolla al settimo posto, dalle banane all’ottavo posto, dal limone e infine dallo zenzero.

“Il concetto di “mindful eating” viene impiegato per descrivere una strategia alimentare che sostiene l’importanza della piena consapevolezza dei propri sensi nel nutrire sia il corpo che la mente. Grazie al supporto dei dati provenienti sia dalle survey che dalle ricerche online che abbiamo commissionato, abbiamo osservato che in Italia la connessione tra cibo e benessere, psicologico e fisico, è sempre più ricercata” afferma Marine Faurie, CEO di HelloFresh Italia. “Le box di HelloFresh, con ingredienti freschi e pre-dosati e schede ricette dettagliate, sono progettate per supportare con semplicità le persone nella preparazione dei propri pasti, in modo che anche questa azione venga vissuta come una piccola pratica di “mindful quotidiana” conclude Faurie.

Fonte: askanews.it

Esperti SIE: ecco i dieci segnali per riconoscerli

Patologie diffusissime, come obesità, diabete, malattie della tiroide, infertilità, osteoporosi, sono tutte connesse ad alterazioni ormonali, che hanno tanti volti e che quasi tutti, prima o poi siamo destinati a conoscere. “Si stima che la probabilità che ognuno di noi, nell’arco della vita, abbia a che fare con un problema ormonale si aggiri intorno al 75% – dichiara Gianluca Aimaretti, presidente SIE e Direttore del Dipartimento di Medicina Translazionale (DiMET) dell’Università del Piemonte Orientale, che segnala, però, le rischiose lacune nella conoscenza -. La centralità del sistema ormonale fa sì che l’endocrinologo debba essere uno specialista competente su molteplici aree terapeutiche anche molto lontane fra di loro, eppure paga il prezzo di una scarsa consapevolezza del ruolo degli ormoni nel mantenimento della salute e in molte malattie, anche da parte della classe medica. Nonostante lo straordinario impatto sulla salute femminile e maschile, spesso ignorato e sottovalutato – sottolinea -, pochi conoscono il ruolo cruciale degli ormoni che resta misterioso per la maggior parte degli italiani, che non sanno come affrontare eventuali squilibri e a chi rivolgersi. Se infatti i sintomi di un infarto o di un ictus sono peculiari e facilmente riconoscibili, gli ormoni agiscono invece in maniera meno chiara ed evidente”.

Proprio per colmare questo gap informativo, in vista dell’Hormone Day, gli esperti SIE colgono l’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della salute ormonale, con eventi divulgativi, visite gratuite e screening su tutto il territorio nazionale. Lo scopo è quello di far conoscere i campanelli d’allarme degli squilibri ormonali e promuovere piccoli azioni quotidiane che possano scongiurare la comparsa delle malattie di cui gli ormoni sono causa diretta o concausa, in linea con la Dichiarazione di Milano sottoscritta nel 2022 da 53 società endocrinologiche europee, associazioni di pazienti e altre organizzazioni, per indicare gli obiettivi primari di prevenzione, diagnosi e terapie delle patologie ormonali.

Gli ormoni sono i “registi” della nostra salute e regolano tutto quello che accade nel nostro organismo. Queste sostanze chimiche, prodotte dalle ghiandole endocrine, agiscono come messaggeri che, viaggiando nel circolo sanguigno, portano informazioni per regolare e coordinare le funzioni dei vari organi: sonno, fame, temperatura corporea, metabolismo, desiderio sessuale, tono dell’umore, crescita e sviluppo. Dagli estrogeni al testosterone, dall’insulina all’ormone della crescita, nel nostro organismo circolano più di 50 ormoni le cui variazioni possono fare da apripista a moltissime patologie. Il 30% delle malattie croniche e 1 tumore su 4 dipendono infatti da squilibri ormonali. I livelli degli ormoni oscillano non solo in base all’età, ma anche in relazione al tipo di alimentazione e ai cattivi stili di vita.

“Conoscere gli ormoni e la loro importanza, ma soprattutto mettere in atto strategie che possono aiutare a prevenire le tante malattie nelle quali c’è una componente ormonale alterata, significa incidere positivamente sulla salute dei cittadini – afferma Diego Ferone, presidente eletto SIE e Direttore Clinica Endocrinologica presso l’IRCCS Policlinico San Martino, Università di Genova -. Ridurre il più possibile l’esposizione agli interferenti endocrini contenuti in imballaggi di plastica, cosmetici e giocattoli. Fare in modo che tutti possano avere un adeguato introito di vitamina D, iodio e calcio, come viene richiesto nella Dichiarazione di Milano per esempio, significa far sì che si prevengano malattie come l’osteoporosi, le patologie tiroidee e alcuni disturbi metabolici, che assieme colpiscono, soltanto in Italia, 3 persone su 10. È altrettanto fondamentale la pratica regolare dell’esercizio fisico così da ridurre l’impatto di malattia a forte componente ormonale come l’obesità, i tumori, il diabete”.

Molti credono che gli squilibri ormonali siano legati soltanto al mondo femminile e che gli uomini non sperimentino gli effetti negativi di alterazioni simili nel loro organismo. Ma non è così perché esistono squilibri ormonali maschili con sintomi equiparabili a quelli femminili. Per questi motivi è importante essere consapevoli di come eventuali modifiche fisiche o psicologiche, che possono verificarsi durante tutto l’arco della vita, possono essere indice di squilibri ormonali e della necessità di rivolgersi subito allo specialista per individuare gli esami e il trattamento più adeguato. “I sintomi a cui porre attenzione, che possono mascherare problemi al sistema endocrino, sono variazioni inspiegate di peso, disturbi del sonno, cambiamenti nell’appetito, fragilità di unghie e capelli, stanchezza eccessiva, pelle desquamata, sete persistente, comparsa di depressione del tono dell’umore, calo del desiderio sessuale e infertilità – conclude Ferone -. In presenza di questi campanelli d’allarme è necessario rivolgersi allo specialista endocrinologo e può essere utile, su indicazione dello stesso, sottoporsi a esami di dosaggi ormonali”.


Fonte: askanews.it

A Lipids in Rome gli esperti fanno il punto

In Italia ogni anno 230.000 persone muoiono a causa di malattie cardiovascolari, e circa 47.000 decessi sono attribuibili al mancato controllo del colesterolo. Una condizione che non riguarda esclusivamente la fascia di età più elevata poiché le stime epidemiologiche mostrano che la malattia si manifesta nel 73% nel sesso maschile e nel 43% di quello femminile già in età giovanile e nella mezza età. Il colesterolo rappresenta infatti uno tra i più importanti fattori di rischio cardiovascolare, causando per il Sistema Sanitario Nazionale un impatto clinico, organizzativo ed economico enorme. Ciò nonostante secondo le più recenti Linee Guida internazionali, su oltre 1 milione di pazienti a più alto rischio l’80% non raggiunge il target indicato. Il controllo del colesterolo, causa di sviluppo e crescita delle placche, è uno dei principali obiettivi della terapia mirata alla prevenzione cardiovascolare. Lipids in Rome, evento organizzato dall’ANMCO – Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri, nella sua seconda edizione riunisce a Roma esperti provenienti da tutta Italia per discutere, condividere, e confrontarsi sulle principali novità in merito a quella che è una vecchia sfida per la quale sono però disponibili nuove soluzioni. L’evento Nazionale si svolgerà il 22 e 23 Marzo presso il Centro Congressi Auditorium Aurelia in collaborazione con la Società Italiana per lo Studio dell’Aterosclerosi e con il patrocinio della più importante società scientifica cardiologica statunitense, l’American College of Cardiology. Fabrizio Oliva – Presidente ANMCO e Direttore Cardiologia 1 dell’Ospedale Niguarda di Milano – dichiara: “Nel corso dell’incontro l’attenzione verrà focalizzata sulla necessità di un trattamento precoce soprattutto dopo eventi acuti come l’infarto del miocardio. La comunità scientifica internazionale è infatti unanimemente concorde sul beneficio che può apportare l’impiego di farmaci ad alta efficacia somministrati quanto prima possibile in modo da evitare che i pazienti siano esposti ai rischi dovuti a livelli di colesterolo elevato. Negli ultimi anni grazie a studi osservazionali su larga scala che hanno incluso centinaia di migliaia di persone è stato dimostrato che quanto più a lungo gli individui sono esposti a livelli elevati di colesterolo tanto maggiore è il rischio di sviluppo e crescita delle placche aterosclerotiche con conseguente rischio di manifestazioni acute quali l’infarto. Per tale motivo le più recenti raccomandazioni formulate dagli esperti di tutto il mondo indicano l’importanza di utilizzare, dopo un evento acuto, non solo farmaci ad alta efficacia ma fin da subito una combinazione farmaci, se necessario includendo farmaci più innovativi come l’acido bempedoico o gli inibitori di PCSK9, cosi’ da aumentare la probabilità di successo della terapia e anche l’aderenza al trattamento ovvero il prosieguo nel tempo della terapia prescritta. Allo stesso modo quando gli elevati livelli di colesterolo sono conseguenza di malattie genetiche, e quindi presenti fin dalla più giovane età, per evitare i danni correlati alla persistente esposizione al colesterolo per numerosi anni, ovvero evitare lo sviluppo e la crescita delle placche, è necessario mettere in pratica un approccio simile, cioè, utilizzare subito farmaci potenti ed in combinazione cosi’ da favorire il mantenimento della terapia nel lungo tempo”. Furio Colivicchi – Past President ANMCO e Direttore Cardiologia Clinica e Riabilitativa dell’Ospedale San Filippo Neri di Roma – sottolinea: “I due giorni di lavori sono l’occasione per discutere anche delle crescenti evidenze sulle novità all’orizzonte in termini di possibilità di ridurre il rischio cardiovascolare attraverso farmaci, come le piccole molecole di RNA (siRNA) o gli oligonucleotidi antisenso (OSA), in grado di modulare l’espressione di proteine che giocano un ruolo nel metabolismo dei grassi circolanti, con molecole che agiscono in maniera selettiva a livello del fegato. Questo tipo di trattamento ha il vantaggio di avere una lunga durata d’azione, quindi non richiedere una somministrazione quotidiana del farmaco e garantire in tal modo una maggiore aderenza alla terapia. Da circa un anno è a disposizione l’inclisiran, un farmaco che permette di ridurre il colesterolo cattivo in circolo attraverso iniezioni sottocutanee praticate due volte l’anno. Questo grazie al suo meccanismo d’azione del tutto innovativo ovvero riducendo l’espressione di una proteina che interferisce con la captazione del colesterolo plasmatico da parte delle cellule del fegato. La ricerca scientifica, sfruttando un meccanismo d’azione simile, ovvero di modulazione dell’espressione di proteine, sta sviluppando nuovi farmaci rivolti verso altri fattori che aumentano il rischio cardiovascolare e che possono essere responsabili di eventi acuti proprio come il classico colesterolo cattivo. Uno degli obiettivi dei farmaci in via di sviluppo è ad esempio la lipoproteina(a) che, quando è elevata, anche se si interviene efficacemente sul colesterolo cattivo in circolo, può favorire eventi acuti e potenzialmente invalidanti come l’infarto e l’ictus, ma anche la malattia di valvole cardiache come la stenosi valvolare aortica calcifica”. “Globalmente anche l’edizione 20224 di Lipids in Rome 2024 – conclude Colivicchi – sarà un’eccellente opportunità di aggiornamento in campo di gestione delle malattie cardiovascolari associate agli elevati livelli di colesterolo e altri lipidi nel circolo sanguigno, con uno sguardo alle promettenti ed innovative opzioni terapeutiche attese per il prossimo futuro”.


Fonte: askanews.it